L’ascolto nella relazione di counseling
Secondo numerosi studi e ricerche effettuate soprattutto in ambito psicoterapeutico, il fattore di maggior incidenza sul successo di una relazione d’aiuto, è l’efficacia del terapeuta. Ed ecco che a questo punto ritorniamo all’interno del circolo ermeneutico della complessità che vuole che la stessa efficacia del terapeuta sia legata in qualche modo all’efficacia del metodo o tecnica e alle altre variabili indicate. Come uscirne senza ridurre la complessità?
Certamente la costruzione di un modello di intervento – a qualsiasi quadro teorico si riferisca – è un modo utile e funzionale per garantirsi un’uscita. In sostanza il modello – comunque diverso dalla realtà – permette un ancoraggio saldo della situazione.
Ma il modello da solo non spiega l’efficacia ma la presuppone, ne costituisce la premessa ontologica che va attivata dal counselor momento per momento nella relazione.
Come dire, le premesse del modello vanno attivate nel corso della relazione e costruite in modo appunto da determinarne l’efficacia. È la modalità quindi di questa costruzione che influisce sull’efficacia; non il modello in sé, ma il modo in cui il modello viene agito all’interno della relazione.
Se, al solo fine di meglio comprendere l’interconnessione, dovessimo analizzare le variabili indicate, non potremmo che farlo caso per caso, situazione per situazione e, quindi, anche tale tipo di analisi non potrà restituirci un esito definitivo e generalizzabile.
Abbiamo però detto in apertura che vi sono dimensioni e livelli gerarchicamente sovradeterminanti per la relazione di counseling e una di queste è certamente l’ascolto senza cui non è possibile entrare in relazione.